Un sintetizzatore modulare richiede un apposito alloggiamento nel quale collocare i moduli; tale alloggiamento viene denominato con il termine anglofono “case”. Il case Eurorack provvede sia alla installazione fisica dei moduli, sia alla loro alimentazione elettrica.
Specifiche fisiche dei case e dei moduli Eurorack
Un case è strutturato in una o più corsie dette “row” (righe). Le row hanno una altezza pari a tre unità rack standard (con un leggero arrotondamento) e una larghezza definita in “HP”, acronimo di Horizontal Pitch; è proprio questa misura che di fatto stabilisce la quantità di moduli che possiamo installare in ciascuna row del case, considerando che un HP corrisponde a 5,08 millimetri e che la dimensione orizzontale dei moduli va da 2 HP in su, fino a moduli larghi 84 HP (che dunque possono occupare una intera row). Un case formato da una sola row è definito 3U, uno da due row 6U e così via, e a questo dato viene ovviamente aggiunto quello della larghezza in HP. Ad esempio, un case 104 HP 6U significa che ha una larghezza di 104 HP ed ha due corsie (row) per l’installazione dei moduli.
Per il montaggio dei moduli i case Eurorack sono muniti di appositi binari, detti “rail”, i quali consentono di fissare i moduli stessi mediante viti (normalmente di misura M3); i rail possono avere inserti forati per le viti a distanza fissa di un HP, oppure dei dadi incastonati posizionabili orizzontalmente a piacere detti “sliding nut” (personalmente preferisco di gran lunga gli inserti forati).
Moduli di dimensione 1U
Diversi produttori offrono moduli compatibili Eurorack in un formato ridotto “1U”, denominati anche “tile”; tali moduli hanno una altezza ridotta ad un terzo e richiedono la presenza nel case di apposite row alte una sola unità rack in luogo di tre; la loro dimensione in larghezza è sempre espressa in HP. I moduli 1U consentono di risparmiare spazio verticale e dunque di ridurre le dimensioni del case; i case che offrono spazio per moduli 1U -oltre ad almeno una row “normale” da 3U- sono generalmente concepiti per essere trasportati. Un ultimo appunto: se un case Eurorack ha tra le specifiche 7U, significa che è formato da due row standard (per un totale di 6U) ed una row per moduli 1U.
Tipologie di case Eurorack
La scelta di un case dipende da diversi fattori quali: dimensioni del sistema, eventuale trasportabilità, utilizzo in studio e/o live, possibilità di montaggio in una struttura rack, ergonomia di lavoro. Vi sono case concepiti per essere utilizzati in verticale, altri in posizione orizzontale (denominati “skiff”), case reclinabili, case a forma di valigia, fino ad arrivare a case che sono dei veri e propri mobili a parete; la gamma di prodotti è molto vasta, con costi estremamente variabili che vanno da alcune decine di euro fino anche a due/tremila euro.
Un aspetto non secondario nella scelta del case Eurorack è la sua profondità: normalmente i case tipo skiff (quelli orizzontali) hanno una profondità limitata che di fatto non consente l’installazione di moduli particolarmente spessi, tanto è vero che molti produttori classificano i loro moduli come “skiff friendly” (dunque di profondità limitata). I case Doepfer (la scelta preferita di chi scrive) hanno tutti una profondità che consente l’installazione di qualsiasi modulo in commercio.
Alimentazione
In un sintetizzatore modulare l’alimentazione costituisce un aspetto sul quale porre estrema attenzione. I moduli richiedono una alimentazione DC (Direct Current) di +12 Volt e -12 Volt e, in alcuni casi (specialmente in moduli digitali e/o datati), anche di + 5 Volt. L’alimentazione è fornita ai moduli attraverso una Bus Board, la quale è connessa al blocco di alimentazione vero e proprio. La Bus Board, sulla quale sono posti gli slot per la connessione dei moduli, può essere rigida e fissata al case, oppure costituita da un cavo piatto flessibile (in questo caso viene definita Flying Bus Board). I moduli sono connessi alla Bus Board tramite un cavo piatto multipolare a 10 o a 16 PIN (a seconda dei moduli).
Trasformatore interno o esterno
Il blocco di alimentazione può essere costituito da un apposito modulo montato nei rail (situazione comunemente utilizzata nei case privi di alimentazione propria), oppure essere parte integrante del case, senza dunque occupare prezioso spazio in HP (personalmente preferisco di gran lunga questa soluzione). Alcuni case alimentati richiedono un trasformatore esterno per portare i 220 Volt alla tensione richiesta, altri invece hanno il trasformatore interno e possono essere direttamente connessi alla presa di rete.
Calcolare il consumo totale dei moduli
Un sistema di alimentazione Eurorack fornisce un certo quantitativo di mA (milliAmp, unità di misura per l’amperaggio), e ciascun modulo ha un proprio consumo in mA. Nella progettazione di un sintetizzatore modulare è estremamente importante calcolare il consumo totale dei moduli e assicurarsi che questo non ecceda l’amperaggio massimo fornito dal sistema di alimentazione. Ad esempio, se un case Eurorack ha una capacità massima di 2000 mA sui +12 Volt e 1200 mA sui -12 Volt, l’assorbimento totale dei moduli installati non deve assolutamente superare tali valori; anzi, è vivamente consigliato mantenersi un 10 o un 20% al di sotto della capacità massima. Occorre inoltre tener conto che il carico massimo di Ampere è normalmente ripartito in modo uguale sulle Bus Board presenti nel case, dunque una equa distribuzione dei moduli (a seconda della loro “sete” di mA) sulle varie Bus Board è senza dubbio un altro aspetto da considerare.
Il sito modulargrid.net, portale di riferimento assoluto nel mondo dei modulari, permette di progettare un sintetizzatore modulare in tutti i suoi aspetti, inclusi quelli relativi all’alimentazione, grazie al gigantesco database di moduli costantemente aggiornato.
Installazione dei moduli nel case Eurorack
Se la disposizione dei moduli all’interno del case è totalmente libera e dipende da scelte di ergonomia e/o di logica operativa, bisogna comunque fare attenzione ad alcuni aspetti; vediamoli.
Polarità
Come detto nel precedente capitolo, i moduli sono connessi alla Bus Board tramite un cavo piatto multipolare; questo cavo ha sempre uno dei fili estremi colorato in rosso. Nello slot per il collegamento del cavo piatto, i moduli riportano sempre una indicazione dei -12 Volt (negativo); tale indicazione è segnalata con la dicitura “Red Stripe” (o semplicemente con la scritta -12 Volt). È fondamentale assicurarsi che il filo rosso del cavo piatto multipolare sia connesso ai moduli in corrispondenza della suddetta dicitura Red Stripe (o -12 Volt) e, alla Bus Board, in corrispondenza del binario che veicola i -12 Volt (di solito quello più in basso).
La maggior parte delle Bus Board attuali ha slot che impediscono il collegamento capovolto dei cavi (in pratica la presa entra in una sola direzione), tuttavia occorre sempre controllare attentamente la polarità anche nel collegamento al modulo. In sintesi: il filo rosso deve connettere i -12 Volt dal modulo alla Bus Board.
È importantissimo non invertire la polarità: se alcuni moduli hanno la protezione per la polarità invertita, la maggior parte dei moduli in commercio non dispone di tale protezione; un montaggio errato dei cavi può, nella migliore delle ipotesi non far funzionare il sistema, nella peggiore anche danneggiare i moduli e/o l’alimentazione (e questo evento non è coperto da garanzia!).
CV/Gate sulla Bus Board
I moduli MIDI -> CV/Gate (quelli per controllare un sistema modulare via MIDI), gli oscillatori e i generatori di inviluppo possono -dipende da marca e modello- comunicare tra di loro attraverso la Bus Board. Ad esempio, un modulo MIDI -> CV/Gate, alla ricezione dei messaggi di nota MIDI, può trasmettere la tensione CV (Control Voltage) agli oscillatori per eseguire le note alla corretta intonazione, nonché trasmettere i segnali Gate per attivare/chiudere gli inviluppi -rispettivamente al Note On e al Note Off- direttamente sulla Bus Board, dunque senza necessariamente connettere i moduli tramite cavi patch esterni (si tratta a tutti gli effetti di una sorta di “normalizzazione”, concetto per il quale vi rimando al precedente articolo, in particolare al capitolo sui semi-modulari).
Personalmente consiglio di disattivare la trasmissione/ricezione dei dati CV/Gate sulla Bus Board in tutti i moduli che prevedono tale possibilità, operazione che viene effettuata semplicemente rimuovendo dei Jumper sui moduli stessi. Le ragioni per cui vi consiglio ciò sono essenzialmente due: innanzitutto senza collegamenti “invisibili” il percorso dei segnali risulta sempre chiaro rispettando al 100% la “filosofia modulare”; inoltre, se ci dimentichiamo di rimuovere i suddetti Jumper, rischiamo che alcuni moduli possano interferire tra loro in modo involontario, fino a causare anche un cortocircuito. Insomma, leggete sempre il manuale dei moduli prima di installarli per verificare la eventuale possibilità di trasmettere/ricevere dati CV/Gate attraverso la Bus Board.
Questioni estetiche
Un sintetizzatore modulare è un “organismo dinamico”: vi capiterà più spesso di quanto immaginiate di vendere alcuni moduli per sostituirli con altri, o semplicemente di riorganizzare la disposizione degli stessi moduli nel case. Nel mercato dell’usato la presenza di segni di usura incide significativamente sul prezzo, e il più classico dei segni di usura è il cosiddetto “rack rash”, ovvero il segno lasciato dalle viti per il fissaggio dei moduli al case. Utilizzare delle rondelle (o delle viti) di nylon vi permetterà di mantenere i vostri moduli come nuovi.
Se prevedete frequenti spostamenti dei moduli nel case potete utilizzare delle particolari viti che non richiedono attrezzi ma si stringono/mollano a mano: i Befaco Knurlies, già muniti di rondella che evita il rack rash.
Un ultimo consiglio: per fissare i moduli al case non serve stringere a morte le viti: è sufficiente avvitare fino al momento in cui si avverte una minima resistenza (anche questo permette di mantenere i preziosi moduli in perfette condizioni estetiche, cosa da non sottovalutare nel caso di vendite dei moduli che non volete più nel variegato mercato dell’usato).
DIY
La filosofia Do It Yourself, ovvero il “fai da te”, è da sempre una delle prerogative del mondo Eurorack. Se la auto-costruzione di moduli richiede competenze avanzate in fatto di elettronica ed anche una notevole abilità, costruirsi un case tutto sommato non è una impresa proibitiva: basta munirsi di rail tagliati a misura, di un sistema di alimentazione (in commercio ve ne sono molti) e di una certa dose di tempo e pazienza; ovviamente occorre avere gli attrezzi giusti ed una buona manualità nell’uso dei materiali. La Doepfer commercializza un kit con tutto quello che serve, basta soltanto (si fa per dire…) saper costruire l’alloggiamento vero e proprio seguendo le dettagliate istruzioni a corredo. Ovviamente, a meno che non siate particolarmente abili nelle arti manuali, per il vostro primo modulare il consiglio è di acquistare un case tra le moltissime proposte attualmente in commercio.
Considerazioni conclusive
La scelta di un case condiziona in modo importante il proprio “modular journey”, occorre pertanto valutare attentamente le proprie necessità per scegliere il modello più adatto, sempre considerando un aspetto che ho già menzionato nel precedente articolo: munirsi di un case sovradimensionato rispetto alla dotazione attuale di moduli, in quanto lo spazio per questi ultimi si esaurisce prima di quanto si possa immaginare. Nel mondo Eurorack la scelta di case è vastissima e offre proposte per ogni esigenza, proprio per questo ritengo poco sensato fornire indicazioni di marche e modelli; una ricerca sulla rete certamente vi aiuterà a scegliere il case più adatto alle vostre esigenze. Ricordate: un buon case è il punto di partenza per qualsiasi sintetizzatore modulare, indipendentemente dalle sue dimensioni presenti e -soprattutto- future.