Cercate una formula magica che vi permetta di elevare le vostre registrazioni a un livello superiore? Potete fermarvi qui…Non esiste!
Come-mixare-una-voce è una delle sfide più grandi nella produzione musicale. Non esiste una “ricetta” unica per ottenere una voce perfetta in ogni brano. Se state cercando una formula magica, questo non è l’articolo giusto per voi. Come avrete già notato, ci sono migliaia di tutorial online, (Best Vocal Chain, The Best Vocal Chain in 202x, The only Vocal Chain You Need etc…) ma ciò che funziona per un contesto musicale specifico spesso non funziona altrove. Il mixaggio vocale richiede un approccio su misura, adattato al contesto musicale, agli strumenti, e all’emozione che si vuole trasmettere. Ecco perché questo articolo si concentrerà su concetti chiave come il contesto musicale e l’importanza della capacità di migliorare il proprio ascolto critico
Il Contesto Musicale: La Chiave per un Mixaggio di Successo
Ogni brano musicale ha un mondo sonoro unico che l’ingegnere del suono deve comprendere per far risaltare la voce. Non esiste una formula o un metodo universale: ogni brano richiede un approccio personalizzato. Pensare di poter utilizzare sempre gli stessi strumenti e impostazioni rischia di appiattire la complessità e l’unicità di ogni progetto musicale. La voce deve essere trattata come l’elemento centrale della canzone, ma in modo che si integri armoniosamente con tutti gli altri componenti. Se esistessero davvero dei preset o delle tecniche infallibili, sarebbero usati da tutti.
Tuttavia, chi ha partecipato a due diverse masterclass tenute dallo stesso famoso mixing engineer, a distanza di qualche anno, noterà che l’approccio, le strategie e i plugin utilizzati per mixare tracce differenti variano. Questo dimostra che ogni brano richiede un trattamento unico, e che nessun mixing engineer applica le stesse soluzioni tecniche e evidenzia anche una ricerca e una volontà di cercare e studiare sempre nuove soluzioni come conferma Manny Marroquin in una sua intervista a Pensado Place:
“Confidence is everything in mixing. There’s a fine line between confidence and cockiness, and it’s crucial to be confident enough to know you’re the best mixer, but humble enough to know you still have a lot to learn.”
Equalizzazione e compressione della voce
Nel mondo del mixing vocale, si tende spesso a enfatizzare l’importanza di specifiche tecniche e strumenti, come l’uso di certi plugin di equalizzazione, compressione o riverbero. È vero che questi strumenti possono essere estremamente efficaci in determinati contesti, ma è altrettanto fondamentale comprendere che non esiste una soluzione universale. Ogni brano musicale è un universo a sé stante, e le tecniche che funzionano perfettamente per un genere o un artista potrebbero non essere adatte per un altro.
Negli innumerevoli tutorial che trattano l’argomento “come mixare una voce”, troviamo spesso l’uso del Maag EQ4 per dare “aria” o del Pultec EQP-1A. Entrambi sono strumenti efficaci, ma non dovrebbero essere considerati soluzioni assolute. Ogni voce ha caratteristiche uniche, e un’equalizzazione che esalta una voce potrebbe risultare controproducente per un’altra. Lo stesso vale per il connubio LA-2A e 1176; questi due plugin, spesso presentati come componenti essenziali della “formula magica” per “come mixare una voce“, rappresentano una combinazione classica e molto apprezzata, ma non sempre sono la soluzione ideale. La vera sfida sta nel trovare la soluzione che permette di ottenere il risultato desiderato nel minor tempo possibile, adattandosi alle specificità di ogni brano e artista.
L’importanza del Riverbero nel Mixing della Voce
Anche per quanto riguarda il riverbero, non esiste un unico approccio corretto su come mixare una voce. Plugin come le emulazioni del Lexicon 224, dell’EMT140 o il famoso e quasi onnipresente Valhalla VintageVerb sono rinomati per la loro capacità di creare ambienti sonori ricchi e coinvolgenti, ma il loro utilizzo deve essere sempre guidato dalle esigenze specifiche del brano in questione. In sintesi, è essenziale sperimentare e conoscere bene questi strumenti, ma senza mai fossilizzarsi su una singola tecnica o preset. Ogni canzone richiede un approccio personalizzato, e ciò che funziona bene in un contesto potrebbe non essere altrettanto efficace in un altro. Il segreto sta nell’adattarsi alle esigenze del brano e del vocalist, cercando sempre di servire la musica nel modo più appropriato possibile.
L’Importanza dell’Ascolto Critico: Capire il Problema Prima di Risolverlo
Uno degli aspetti più sfidanti per chi è agli inizi nel mondo del mixaggio è sviluppare la capacità di ascolto critico. Questa abilità non si limita a “sentire” un problema, ma consiste nel comprenderne la causa e nel saper intervenire in modo mirato. Molti neofiti, infatti, tendono a concentrarsi sull’effetto finale di un problema, cercando di correggerlo direttamente con equalizzazione, compressione o altri strumenti, senza però affrontare la radice del problema.
Effetti della Fruizione Rapida e Superficiale
Un problema comune tra i giovani produttori della Generazione Z che frequentano i nostri corsi è la tendenza a concentrarsi sugli effetti superficiali del suono, piuttosto che sulla causa sottostante. Questo può essere attribuito a una cultura del consumo rapido e superficiale, alimentata dall’uso intensivo dei social media che favoriscono una fruizione veloce dei contenuti e limitano il tempo dedicato all’ascolto approfondito.
Si discute frequentemente della diminuzione del livello di attenzione media ridotta, ma questo non è il contesto adatto per esaminare la questione in dettaglio. Tuttavia, vale la pena menzionare alcuni aspetti che, secondo noi, incidono sulla capacità di sviluppo di un’analisi critica e analitica soddisfacente:
Consumo musicale frammentato e di bassa qualità e livellamento della qualità audio
Con i servizi di streaming, gli ascoltatori spesso passano rapidamente da un brano all’altro e ascoltano musica su dispositivi di bassa qualità (smartphone, laptop, casse Bluetooth). Questo tipo di fruizione non solo deprime l’esperienza di ascolto, ma può anche ridurre la capacità dei produttori di riconoscere le sfumature del suono. Inoltre, l’utilizzo esteso di tecnologie moderne come l’autotune e la compressione dinamica ha omogeneizzato il suono della musica contemporanea, rendendo più difficile per chi è meno esperto distinguere tra una performance mediocre e una di rilievo.
Mancanza di educazione musicale formale
La formazione dei produttori musicali è cambiata drasticamente nel corso degli anni. In passato, era comune che i produttori avessero una solida base musicale, spesso acquisita attraverso lo studio di uno o più strumenti. Questo processo di apprendimento implicava non solo lo sviluppo delle abilità tecniche, ma anche un “allenamento dell’orecchio” altamente sensoriale, dove l’interazione fisica con lo strumento era fondamentale. Attraverso la pratica, i musicisti affinavano il loro senso di autocritica, cercando di emulare musicisti più esperti, concentrandosi su aspetti come la dinamica, il timbro, il groove, e la precisione esecutiva.
Oggi, molti giovani produttori iniziano il loro percorso direttamente con una DAW (Digital Audio Workstation), senza necessariamente avere una formazione strumentale. Sebbene questo approccio possa sembrare limitato in termini di interazione fisica con il suono, offre il grande vantaggio di democratizzare la produzione musicale, permettendo a chiunque abbia un buon orecchio musicale e creatività di creare musica in alcuni casi anche di qualità.
Tuttavia, questa accessibilità ha un rovescio della medaglia: le produzioni realizzate al computer tendono spesso a basarsi su beat quantizzati basati su sfumature dinamiche meno rilevanti, il che può limitare lo sviluppo di un senso critico profondo nei confronti della musica. L’assenza di un contatto tangibile con lo strumento riduce il numero di input sensoriali disponibili al produttore, rendendo più difficile l’acquisizione di una consapevolezza critica e musicale raffinata, come avviene quando si suona uno strumento “reale”.
L’Evoluzione del Senso Critico: Un Processo Lento ma Essenziale
Ricordo un caso emblematico con uno studente, produttore Hip Hop anche piuttosto bravo che si lamentava dell’equalizzazione della voce in un suo progetto, dicendo che non riusciva a ottenere il suono desiderato. Dopo aver ascoltato il brano, è emerso che il problema non era l’equalizzazione o la compressione, ma la performance stessa del cantante, incapace di trasmettere l’energia che invece era presente nella base. In questo caso, nessuna equalizzazione o compressione avrebbe potuto risolvere il problema; la questione risiedeva nella performance e nella registrazione iniziale, non nel mixaggio.
Questo esempio evidenzia e conferma la difficoltà comune tra i giovani produttori della Generazione Z: la mancanza di una capacità critica e analitica sviluppata. Mentre le tecniche di mixaggio possono essere apprese abbastanza rapidamente, l’ascolto critico e l’esperienza sul campo richiedono tempo e pratica. Sono abilità che si sviluppano solo attraverso l’esperienza pratica, commettendo errori, riprovando e riflettendo su ogni decisione presa durante il mixaggio.
Nei nostri corsi, dedichiamo moltissimo tempo a questo aspetto. Crediamo che il tempo dedicato a far riflettere gli studenti sugli errori commessi in fase di registrazione, produzione o mixaggio sia cruciale per raggiungere buoni risultati.
Con un triennio di esercizio costante, producendo e mixando decine di brani, si inizia a acquisire esperienza e a riconoscere ad esempio che quando una voce non convince o suona “spenta” non è solo l’equalizzazione, la compressione o il mixing ma magari una registrazione poco accurata, un microfono non adatto o più semplicemente un cantante inesperto.
Conclusioni: Non Esistono Scorciatoie, Solo Esperienza
Se cercate un modo per imparare come mixare una voce senza fare fatica… fatevene una ragione, non esiste. Il mixaggio è un’arte complessa che richiede non solo musicalità e tecnica, ma soprattutto esperienza. Non esistono formule magiche o scorciatoie che possano garantire risultati perfetti in ogni situazione. Ogni brano musicale è unico e richiede un approccio su misura, basato sul contesto specifico della canzone e sulla comprensione profonda degli elementi che compongono il mix.
Gli ingegneri del suono di successo come Manny Marroquin, Chris Lord-Alge, Tony Maserati, Luca Pretolesi solo per citarne qualcuno, non seguono regole rigide, ma adattano le loro tecniche alle esigenze specifiche di ogni progetto. La capacità di ascolto critico, l’ear training, e l’esperienza sul campo sono ciò che distingue un buon mix da uno straordinario. Quindi, se siete agli inizi e vi sentite frustrati dal fatto che non riuscite a ottenere il suono che desiderate, non scoraggiatevi. Continuate a sperimentare, a sbagliare e a imparare da ogni errore. Solo così potrete diventare veri maestri dell’arte del mixaggio.